venerdì 17 giugno 2011

MICHEAL PETRUCCIANI: IL JAZZ FATTO PERSONA




Buongiorno o buonasera amici!!!
Oggi voglio parlarvi del mio mito…il più grande, l’unico: Michel Petrucciani.
Un uomo che ha lottato, un uomo che ha vinto.


Michel Petrucciani nasce a Orange in Francia il 28 dicembre 1962. Giovane talentuoso pianista nato da genitori italiani (suo nonno era napoletano) emigrati in Francia, figlio d’arte cominciò a suonare proprio nella band del padre Tony, chitarrista e del fratello Louis, bassista.
Nato con una malformazione dovuta alla Osteogenesis Imperfecta, meglio conosciuta come “Ossa di Vetro”, che causa lo stop della sua altezza solo circa 90 cm. e del suo peso circa 23 kg (50 libbre), indebolendo tutte le sue ossa.
All’età di 4 anni scopre il pianoforte, e una sera guardando una performance in televisione di Duke Ellington, noto pianista statunitense, disse indicando lo schermo “suonerò quello strumento”; così i suoi genitori quell’anno a Natale gli regalarono un piccolo pianoforte giocattolo, che Michel però ruppe con un martello, ne voleva uno vero!
Il padre comprò così un vecchio piano , al quale fece fare anche la modifica in modo che Michel potesse arrivare ai pedali. Studia per 8 anni musica classica, per poi rivolgersi allo studio del jazz che sarà poi la musica che darà sfogo alla sua vera vena musicale. Appena 13enne, Michel fece il suo primo concerto dal vivo da professionista al Festival di Cliousclat. Fu portato sul palcoscenico e come abbiamo detto le difficoltà dovute alla sua altezza per arrivare ai pedali del pianoforte, furono annullate dalla straordinaria capacità e tecnica delle sue mani, suonando con vigore sorprendente ed entusiasmo. Nello stesso festival suonò con il trombettista americano Clark Terry, che per la fortuna di Michel necessitava di un pianista per il suo concerto. Quando Petrucciani gli disse che avrebbe suonato con lui, lo stesso Terry pensava ad uno scherzo, ma dopo aver finito il concerto ci fu un grande abbraccio, così cominciava una grande collaborazione. Alcuni mesi dopo la fine della tournèe con Terry , un grande incontro importante avvenne nel sud della Francia con Chuck Israel bassista di Bill Evans, idolo di Petrucciani, apprezzò molto il lavoro di Michel e decise di aiutarlo facendolo incontrare con il batterista Kenny Clarke.
Clarke fece fare molta strada a Petrucciani, le cose cominciarono ad andare bene e molti furono quelli che diedero la giusta importanza al lavoro del pianista. Nel 1980 Petrucciani fu invitato a registrare con il batterista Aldo Romano, il trombonista Mike Zwerin e suo fratello Louis al basso. Petrucciani e Romano si erano conosciuti in un villaggio turistico due anni prima, e Michel spesso parlando di lui lo menzionava come il suo Angelo Custode. Insieme registrarono un’ora di musica, incontro flash con risultato straordinario. Un successo. Sulle ali di questo successo formarono un trio con Romano alla batteria Jean François Jenny Clark al basso e Petrucciani appunto al piano.
Quell'anno si esibirono per la prima volta al Festival di Jazz di Parigi, al Teatro de la Ville. L'anno seguente, Michel decise, per sfida, di partire per l’America. Atterrato a New York un amico gli diede l'indirizzo di un musicista della Costa Occidentale. Arrivato in California da Charles Llyod si ritira due settimane dopo, non consapevole che Charles era stato il primo a scoprire il giovane Keith Jarrett, pianista degli anni 1960. Una volta sentito che Michel era anche un pianista di jazz, Llyod suggerì di suonare qualcosa col suo Steinway. Dopo aver sentito la breve performance Lloyd prese il suo saxofono e per due giorni suonarono senza interruzione. Quest'avventura insieme durò cinque anni ed ebbe come risultato 3 album. Llyod aprì realmente ogni porta per Michel, non sarebbe potuto essere un inizio migliore per la sua carriera in America. Il trasloco in California nel 1982, ha unito Charles Llyod al trio fomando così un quartetto nuovo. Un assolo di Michel alla Carnegie Hall al Kool Jazz Festival con risultato di una critica eccezionale.
In pochi anni, Michel lavorò con alcuni dei jazzisti migliori nel mondo!
Il 6 gennaio 1999, Michel Petrucciani muore a Manhattan all'età di 36, causa un'infezione polmonare.
Il suo corpo sarà sepolto, ma la sua anima continua a suonare tra noi!

martedì 14 giugno 2011

Alda Merini

Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all’orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia, questa magia che brucia la pesantezza delle parole, 
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

giovedì 9 giugno 2011

IL PIU' GRANDE MITO DELLA MUSICA: MOZART

Buongiorno o buonasera cari lettori!!!!
Oggi vi voglio parlare di uno dei più grandi musicisti della storia: Mozart. Molti conoscono questo compositore per la sua grande fama, no? Il bambino prodigio! Ma quanto sappiamo realmente della vita di questo piccolo grande compositore? Be’, allacciate le cinture: INIZIA IL NOSTRO VIAGGIO INDIETRO NEL TEMPO!!!!
Joannes Chrysostomus (in onore del santo del giorno: San Giovanni Crisostomo) Wolfgangus (significa camminare come un lupo, scelto per via della discendenza materna)Theophilus(in onore del padrino) Mozart. Da bambino veniva chiamato Amadeus (traduzione latina di Theophilus, cioè "Colui che ama Dio" o anche "Colui che è amato da Dio") nacque a Salisburgo il 27 gennaio 1756, alle otto di sera, al numero 9 di Getreidegasse; figlio del violinista Leopold Mozart e di Anna Maria Pertl.
Dimostrò precocemente il suo grande genio sviluppando fin da bambino l'orecchio assoluto, cioè la capacità di identificare con certezza una nota, avendola ascoltata anche una sola volta.
A quattro anni suonava il cembalo(conoscerà il “pianoforte” nel 1777) ed è ormai assodato che la sua prima composizione risale a qualcosa come solo due anni dopo. Ne è un esempio un aneddoto riportato da Stendhal: "Mozart padre tornava un giorno dalla chiesa in compagnia di un amico; a casa trovò suo figlio impegnato a scrivere musica. "Che stai facendo, figliolo?", gli chiese. "Compongo un concerto per clavicembalo. Ho quasi finito il primo tempo." "Vediamo un po' questo scarabocchio." "No, vi prego; non ho ancora finito". Ciononostante il padre prese il foglio e mostrò al suo amico un groviglio di note che si riuscivano a stento a decifrare a causa delle macchie d'inchiostro. A tutta prima i due amici risero bonariamente di quello sgorbio; ma ben presto, dopo che Mozart padre lo ebbe osservato con un po' di attenzione, i suoi occhi rimasero a lungo fissi sulla carta, e alla fine si riempirono di lacrime d'ammirazione e di gioia. "Guardate, amico mio", disse commosso e sorridente, "come è tutto composto secondo le regole; è un vero peccato che questo brano non si possa eseguire: è troppo difficile e nessuno potrà mai suonarlo".

giovedì 2 giugno 2011

FARO' DELLA MIA ANIMA UNO SCRIGNO

Farò della mia anima uno scrigno 
per la tua anima, 
del mio cuore una dimora 
per la tua bellezza, 
del mio petto un sepolcro 
per le tue pene. 
Ti amerò come le praterie amano la primavera, 
e vivrò in te la vita di un fiore 
sotto i raggi del sole. 
Canterò il tuo nome come la valle 
canta l'eco delle campane; 
ascolterò il linguaggio della tua anima 
come la spiaggia ascolta 
la storia delle onde 


Gibran

UNA PICCOLA PARTE DI ME





          
Titolo: Una piccola parte di me
Editore: Mondador

Collana: Oscar bestsellers emozioni

Pagine: 404
Prezzo: 8.80





Ciao blogghini!!
Stasera eccomi qui a condividere con voi uno degli ultimi libri letti: "Una piccola parte di me", di Noelle Harrison.
E' una "storia nella storia", perché le protagoniste di questo romanzo tornano spesso indietro nel tempo, per ripercorrere con i ricordi le esperienze che le hanno segnate e che hanno dato un determinato "corso" alle loro vite.
Siamo in Irlanda. C'è Christina, che a 6 anni "perde" la propria mamma, Greta, che scompare senza far più ritorno a casa; la bambina cresce insieme al papà, che non le parla della mamma, e Angeline, la loro governante, che finirà per sposare il papà di Christina.
Ma evidentemente l'abbandono materno non può non avere delle ripercussioni su Christina, che cresce con un senso di vuoto ed inquietudine per questa madre che se n'è andata via, che non l'ha mai cercata, che l'ha rifiutata e tutti questi sentimenti negativi, che non riesce ad esprimere a nessuno, prendono forma in una vita che a un certo punto prende una piega drammatica.
Christina si sposa con Declan, con il quale avrà due figli; ma con gli anni, il legame matrimoniale si spezza, smettono di amarsi pur continuando a restare insieme; la donna vede il proprio matrimonio fallire: comincia ad ubriacarsi e mette in pericolo la vita del figlio piccolo - Chan -, e va a deteriorare i rapporti col figlio maggiore e ovviamente anche col marito.
Christina si rende conto che ciò che la lacera ha un solo nome, quello di sua madre Greta, così decide di partire per l'America per cercarla.
Christina  verrà a conoscenza del proprio passato e del perché la propria mamma se n'è andata, senza lasciar tracce; affrontare il doloroso passato l'aiuterà a conoscere davvero la mamma e a scoprire, con un moto di sollievo, che le cose non sono andate come ha sempre saputo o immaginato e che Greta non l'ha mai rigettata come figlia...


E' stato un libro piacevole, nulla di particolarmente complesso e proprio per questo mi è piaciuto; lo stile è semplice e l'intreccio narrativo l'ho trovato interessante e non banale.
Una piacevole lettura insomma!!


Ciao ciaoooo :)

L'Annunciata di Antonello da Messina


Questa straordinaria opera di Antonello da Messina , di data incerta ,sembra posteriore al viaggio che il grande pittore fece a Venezia nel 1475.
Mostra una giovane Maria che, dopo aver letto qualcosa sulla pagina del libricino aperto davanti a sè,rimane come assorta in chissà quale pensiero....

mercoledì 1 giugno 2011

Quando i miti rispecchiano le nostre emozioni...


A volte i nostri insegnanti ci cambiano…

Quest’anno ho avuto la fortuna di conoscere una persona speciale che è riuscita ad infondere in me la passione per la mitologia.

I miti rispecchiano le nostre emozioni .

Oggi non vi proporrò la lettura in chiave moderna dell' antico mito del Minotauro, anche detto Asterione.

LA CASA DI ASTERIONE

E la regina dette alla luce un figlio che si chiamò Asterione.

Apollodoro, Bibilioteca, III, 1

So che mi accusano di superbia, e forse di misantropia, o di pazzia. Tali accuse (che punirò al momento giusto) sono ridicole. E vero che non esco di casa, ma è anche vero che le porte (il cui numero è infinito) restano aperte giorno e notte agli uomini e agli animali. Entri chi vuole. Non troverà qui lussi donneschi ne' la splendida pompa dei palazzi, ma la quiete e la solitudine.

E troverà una casa come non ce n'è altre sulla faccia della terra. (Mente chi afferma che in Egitto ce n'è una simile.) Perfino i miei calunniatori ammettono che nella casa non c'è un solo mobile. Un'altra menzogna ridicola è che io, Asterione, sia un prigioniero. Dovrò ripetere che non c'è una porta chiusa, e aggiungere che non c'è una sola serratura? D'altronde, una volta al calare del sole percorsi le strade; e se prima di notte tornai, fu per il timore che m'infondevano i volti della folla, volti scoloriti e spianati, come una mano aperta. Il sole era già tramontato, ma il pianto accorato d'un bambino e le rozze preghiere del gregge dissero che mi avevano riconosciuto. La gente pregava, fuggiva, si prosternava; alcuni si arrampicavano sullo stilobate del tempio delle Fiaccole, altri ammucchiavano pietre. Qualcuno, credo, cercò rifugio nel mare. Non per nulla mia madre fu una regina; non posso confondermi col volgo, anche se la mia modestia lo vuole.

La verità è che sono unico. Non m'interessa ciò che un uomo può trasmettere ad altri uomini; come il filosofo, penso che nulla può essere comunicato attraverso l'arte della scrittura. Le fastidiose e volgari minuzie non hanno ricetto nel mio spirito, che è atto solo al grande; non ho mai potuto ricordare la differenza che distingue una lettera dall'altra. Un'impazienza generosa non ha consentito che imparassi a leggere. A volte me ne dolgo, perché le notti e i giorni sono lunghi.

Certo, non mi mancano distrazioni. Come il montone che s'avventa, corro pei corridoi di pietra fino a cadere al suolo in preda alla vertigine. Mi acquatto all'ombra di una cisterna e all'angolo d'un corridoio e giuoco a rimpiattino. Ci sono terrazze dalle quali mi lascio cadere, finché resto insanguinato. In qualunque momento posso giocare a fare l'addormentato, con gli occhi chiusi e il respiro pesante (a volte m'addormento davvero; a volte, quando riapro gli occhi, il colore del giorno è cambiato). Ma, fra tanti giuochi, preferisco quello di un altro Asterione. Immagino ch'egli venga a farmi visita e che io gli mostri la casa. Con grandi inchini, gli dico: "Adesso torniamo all'angolo di prima," o: "Adesso sbocchiamo in un altro cortile," o: "Lo dicevo io che ti sarebbe piaciuto il canale dell'acqua," oppure: "Ora ti faccio vedere una cisterna che s'è riempita di sabbia," o anche: "Vedrai come si biforca la cantina." A volte mi sbaglio, e ci mettiamo a ridere entrambi.

Ma non ho soltanto immaginato giuochi; ho anche meditato sulla casa. Tutte le parti della casa si ripetono, qualunque luogo di essa e un altro luogo. Non ci sono una cisterna, un cortile, una fontana, una stalla; sono infinite le stalle, le fontane, i cortili, le cisterne. La casa è grande come il mondo. Tuttavia, a forza di percorrere cortili con una cisterna e polverosi corridoi di pietra grigia, raggiunsi la strada e vidi il tempio delle Fiaccole e il mare. Non compresi, finché una visione notturna mi rivelò che anche i mari e i templi sono infiniti. Tutto esiste molte volte, infinite volte; soltanto due cose al mondo sembrano esistere una sola volta: in alto, l'intricato sole; in basso, Asterione. Forse fui io a creare le stelle e il sole e questa enorme casa, ma non me ne ricordo.

Ogni nove anni entrano nella casa nove uomini, perché io li liberi da ogni male. Odo i loro passi o la loro voce in fondo ai corridoi di pietra e corro lietamente incontro ad essi. La cerimonia dura pochi minuti. Cadono uno dopo l'altro; senza che io mi mac-chi le mani di sangue. Dove sono caduti restano, e i cadaveri aiutano a distinguere un corridoio dagli altri. Ignoro chi siano, ma so che uno di essi profetizzò, sul punto di morire, che un giorno sarebbe giunto il mio redentore. Da allora la solitudine non mi duole, perché so che il mio redentore vive e un giorno sorgerà dalla polvere. Se il mio udito potesse percepire tutti i rumori del mondo, io sentirei i suoi passi. Mi portasse a un luogo con meno corridoi e meno porte! Come sarà il mio redentore? Sarà forse un toro con volto d'uomo? O sarà come me?

Il sole della mattina brillò sulla spada di bronzo. Non restava più traccia di sangue.

"Lo crederesti, Arianna?" disse Teseo. "Il Minotauro non s'è quasi difeso."

Jorge Luis Borges , “L’Aleph”

Sono una piccola ape furibonda


(Sono una piccola ape furibonda.)
Mi piace cambiare di colore.
Mi piace cambiare di misura.

- Alda Merini -